Oggi l’età media di un distributore è 68 anni, ma purtroppo il cambio generazionale rappresenta spesso un pericoloso ostacolo. Le ragioni sono diverse: le modeste prospettive di guadagno; situazioni societarie ingessate; la tendenza a considerare l’azienda una propria creatura e le difficoltà a delegare che ne consegue.
Difficoltà che fatalmente si ribaltano nei rapporti a monte (fornitori) e a valle (clienti). La ragione è che in entrambi i casi i riferimenti sono sempre più spesso giovani e la complessità della comunicazione può diventare un serio problema, per un mestiere che si basa sulla relazione, sulla condivisione di argomenti e valori che superano le questioni strettamente professionali.
Anche la diversa propensione all’uso della tecnologia può contrapporsi come ostacolo. Ecco perché il cambio generazionale non è da intendersi unicamente come passaggio del testimone ai propri figli, ma più in generale come modello di conduzione della propria azienda. L’imprenditore che si contrappone a questi cambiamenti, riproponendo “se stesso come prima, più di prima”, anche se abile, condanna fatalmente la propria azienda al declino.
Ovviamente sono considerazioni fatte con l’accetta, ma si arriverà al punto in cui l’evoluzione, incluso quella tecnologica, non sarà rimandabile per le aziende che vogliono restare sul mercato. D’altronde, la capacità di adattarsi al nuovo è la qualità che ha permesso alla categoria di sopravvivere e rafforzarsi in un mercato che di cambiamenti ne ha vissuti davvero tanti.